Ricatto perfetto by Antonio Cabrini

Ricatto perfetto by Antonio Cabrini

autore:Antonio Cabrini [Cabrini, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-07-06T08:41:11+00:00


V

L’indomani, poco dopo le otto del mattino, come si era prefissato, Alan telefonò

al Ranzini. Più che un ex collega un amico vero: come al solito gli fece un sacco di

feste, contento di sentirlo e di sapere che lo avrebbe rivisto presto. Mezz’ora

dopo Alan imboccava già l’autostrada verso Casale Monferrato: in quel periodo

non era mai entusiasta di usare la macchina, fra benzina e autostrada ci volevano

tre volte i soldi del costo di un’andata e ritorno in treno, ma le visite da Angelo

non duravano mai poche ore. Poi c’era il fatto che bisognava cambiare ad

Alessandria e i treni, a parte l’orario dei pendolari, su quella linea erano

veramente pochi.

Tutte le volte che andava dall’amico, aveva l’abitudine di ripercorrere

mentalmente la storia di Ranzi, come tutti da sempre erano abituati a chiamarlo

alla “Gazzetta del Popolo”, figlio di contadini, poca voglia di coltivare la terra, era

arrivato a Torino a soli tredici anni e il primo lavoro che aveva trovato era stato

come fattorino al giornale dove era poi rimasto fino alla pensione.

Il giovane Ranzini la mattina andava a scuola e il pomeriggio alle due era già in

redazione, dove rimaneva fino alle dieci di sera. Andò avanti così fino alla

maturità, quando il direttore dell’epoca, considerandolo promettente, cominciò a

fargli scrivere qualcosa: da allora il Ranzi si innamorò totalmente del mestiere. Si

dedicò completamente al giornalismo senza troppe ambizioni di carriera ma con

grandi idee e grande caparbietà. Fu così che in pochi anni si conquistò la stima dei

colleghi e della proprietà tanto che a ventinove anni era già caporedattore.

Da quel momento in poi divenne per tutti il Ranzi, un vero e proprio

monumento per la testata torinese. Sempre calmo flemmatico sia davanti alla

notizia più stupida che all’avvenimento più sconvolgente: era sempre un punto di

riferimento, un amico, la persona capace di darti una dritta o un consiglio, quello

capace di tirare fuori dal cilindro un’idea per un servizio o un articolo nelle

giornate di calma.

Neppure la precoce morte del figlio Silvio, avvenuta a diciotto anni in un tragico

incidente stradale, era riuscita a scalfirne le capacità e le doti umane: si era gettato

ancor di più nel suo lavoro e nel tempo libero tornava con la moglie a Casale.

Quella povera casa in pochi anni era diventata una villa: il suo eremo.

Da poco superati i settant’anni, il Ranzi era diventato il classico gentiluomo di

campagna: amante della natura, insieme alla moglie produceva miele, vino e

conserve, allevava galline, conigli e anatre e, ogni anno, aiutato da un amico,

tirava su anche un maiale. Tutto ciò senza troppa fatica né impegno; questi del

resto erano solo hobby per lui, che ormai intendeva solo condurre una vita da

pensionato. Tant’è che gran parte di ciò che gli dava la terra veniva poi regalato ad

amici e parenti.

Quando Alan fermò la macchina nel cortile davanti alla casa del Ranzini, Oscar,

il vecchio pastore belga nero di famiglia, si mise ad abbaiare come un forsennato.

Lui non ebbe neppure il tempo di scendere dalla macchina che il Ranzini era già

spuntato fuori e, trattenendo Oscar per il collare, gli gridò: «Vieni vecchio mio,

ché ‘sta bestiaccia appena ti annusa ti riconosce e la pianta e poi lo sai… non ha

mai morsicato nessuno!».



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